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Energie alternative

Agriturismi “rinnovabili”: a che punto siamo

L’adozione di fonti energetiche rinnovabili è un’opportunità colta dalle imprese agrituristiche? L’opinione di Confagricoltura

Scritto da il 20 febbraio 2012 alle 8:15 | 0 commenti

Agriturismi “rinnovabili”: a che punto siamo

Photo: Andrea Pannocchieschi d


Quant’è stretto il legame tra agriturismi e energie rinnovabili? La domanda si pone in quanto l’agriturismo, quello vero, è intimamente legato all’agricoltura che, a sua volta, è connaturata alla terra e, più di qualsiasi altro settore produttivo, deve fare i conti con l’ambiente e le sue esigenze. Ecco perché in questi anni proprio in ambito agricolo forme energetiche come il biogas hanno preso piede, ma anche e soprattutto il fotovoltaico rappresentano possibilità concrete per soddisfare i fabbisogni energetici.

Che il legame agricoltura-agriturismo sia forte lo comprova, per esempio, il fatto che la prima associazione agrituristica italiana è Agriturist, costituita dalla Confagricoltura, nata nel 1965, per promuovere e tutelare l’agriturismo e l’ambiente, nel 1987 ha ottenuto il riconoscimento ministeriale di associazione ambientalista.

Il parere di Confagricoltura

Abbiamo allora chiesto ad Agriturist di fare il punto della situazione sulla diffusione di impianti energetici rinnovabili negli agriturismi. “Numeri effettivi non se ne hanno, ma si sa che fotovoltaico, biogas, in parte minieolico sono pratiche adottate nelle imprese agricole. Mediamente si può stimare che la diffusione delle energie rinnovabili nelle imprese agricole che hanno anche un’attività agrituristica è più alta rispetto alle imprese agricole tradizionali”, spiega Giorgio Lo Surdo, direttore generale di Agriturist, che conferma: “sta sicuramente crescendo l’attenzione per sfruttare al meglio le opportunità imprenditoriali che si presentano alle imprese agricole/agrituristiche: tra queste la realizzazione di impianti energetici rinnovabili è certamente una voce considerevole”.

Secondo Andrea Pannocchieschi D’Elci, presidente di Agroenergia (associazione di Confagricoltura), e imprenditore agricolo-agrituristico, l’adozione delle rinnovabili in un’azienda agricola è necessaria e logica: “l’imprenditore agricolo che ha a cuore le sorti della sua azienda e la tutela dell’ambiente trova certamente un punto a suo favore l’adozione di fonti energetiche rinnovabili”. Sulla stima effettiva della diffusione di impianti energetici rinnovabili ammette e prevede che “seppure siano abbastanza limitati, sono convinto che nel futuro si diffonderà proprio perché è una fonte preziosa per contenere i costi”. Anche il quadro normativo e degli incentivi in particolare è visto positivamente: “gli incentivi sono buoni anche in ottica europea. Quindi i presupposti ci sono perché anche un’azienda media possa propendere all’adozione di un impianto d’energia pulita” conclude.

Gli esempi non mancano

Gli esempi virtuosi e pratici ci sono in tutta Italia, a cominciare dalla Azienda Agricola Anqua, in provincia di Siena, di cui è titolare proprio Pannocchieschi d’Elci: conta su due impianti fotovoltaici da 1000 kW, uno a terra e l’altro su 2,2 ettari di serre per coltivazioni intensive, la cui produzione prevista è di circa 2.600.000 kW all’anno. Non solo: l‘impianto a biomasse avrà una turbina da 150 kW e in cogenerazione produrrà circa 900.000 kW elettrici e circa 1.200.000 kW termici all’anno sfruttando solo biomasse aziendali (25000 quintali di legna). Nelle prospettive c’è anche un progetto ambizioso: creare un punto di ricarica per auto elettriche. “sarebbe la prima volta che si porta l’auto elettrica fuori dalla città”, conclude Pannocchieschi.

Nel nord Italia si può citare, quale altro esempio, l’Azienda agricola e agrituristica I Leprotti, in provincia di Milano, che ha realizzato un Centro per l’energia da legno e biomasse rinnovabili la cui caldaia produce energia termica pari a circa 1,5 MW termici in acqua calda alla temperatura di 85-90 °C e ha installato un impianto fotovoltaico di circa 2000 mq con una produzione elettrica annuale di circa 230.000 kWh.

In Sicilia sorge invece il primo agriturismo che sperimenta l’uso del frumento come fonte energetica. Si trova in provincia di Palermo, e si basa sulle scorte invendute e gli scarti agricoli che alimentano una caldaia. Grazie a questo impianto il risparmio ottenuto dall’agriturismo, in termini di spese di riscaldamento, è di circa il 70%.


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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