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Efficienti, ma non ancora per tutti | Tekneco

Tekneco #13 – Detrazioni fiscali

Efficienti, ma non ancora per tutti

La difficile strada degli incentivi fiscali sull’efficienza energetica in edilizia, portati al 65%, ma per meno tempo. Quale sarà la strategia del settore?

Scritto da il 18 novembre 2013 alle 8:30 | 0 commenti

Efficienti, ma non ancora per tutti

Incentivi ex 55% si cambia e, forse, in meglio. Sono stati definitivamente varati, infatti, gli incentivi fiscali sull’efficienza energetica in edilizia che, nonostante gli ottimi risultati, sono stati ogni anno in bilico, tra sospensioni, riduzioni e approvazioni.

Un tira e molla durato diversi anni che, se da un lato ha sviluppato il mercato di alcuni componenti edili portandoli a raggiungere traguardi inaspettati, come nel caso degli infissi, dall’altro, non essendo strutturali, non hanno favorito uno sviluppo stabile e duraturo dei settori interessati che hanno visto le aziende vivere alla giornata, con degli stop and go che non hanno prodotto dei benefici stabili per le filiere coinvolte.

Si tratta di un male che non ha interessato solo il settore dell’efficienza, ma anche altri segmenti industriali, a causa di una generale mancanza di politica industriale. Male che affligge il nostro Paese da parecchi anni. Prova di ciò è, per quanto riguarda il settore energetico, la Strategia Energetica Nazionale (Sen) varata dal Governo Monti che, oltre a essere di breve periodo, l’arco d’azione è di sette anni, che dal punto di vista energetico è praticamente un soffio, visto che gli impianti hanno una vita minima di venti anni, contiene indicazioni assolutamente generiche sul fronte dell’efficienza energetica, al punto che più di un analista l’ha definita “un libro delle buone intenzioni”. Del resto, fino a quando l’orizzonte temporale rimarrà quello, se va bene, di una legislatura, sarà difficile avere delle vere politiche industriali, magari solo di medio periodo.

E il Governo di Enrico Letta non sembra che si sia discostato molto da questa logica. Durante l’estate, infatti, a ridosso della scadenza degli incentivi precedenti, si è entrati nella solita fase di fibrillazione con la Ragioneria dello Stato da una parte e cittadini con le imprese dall’altra e la politica, come al solito, nel mezzo. Da parte della Ragioneria dello Stato c’è stato, con ogni probabilità, il ragionamento sui flussi di cassa immediati che in questo periodo sono diventati ancora più problematici degli anni passati vista la diminuzione del gettito fiscale, specialmente in relazione all’Imu, all’Iva e alle accise sui carburanti, mentre le associazioni industriali di categoria, forti anche del fatto che i bilanci dell’operazione 55% sul medio-lungo periodo sono per lo Stato in pareggio, come ha affermato più volte l’Enea che li gestisce, premevano per rinnovare quello che è a tutti gli effetti un provvedimento contro la crisi e anticiclico. E dal Governo è arrivata una risposta parziale.

Gli incentivi sono stati rinnovati, ma solo sul breve periodo, aumentandoli al 65%, una percentuale interessante per gli utenti, mix che ha prodotto una misura insufficiente per i comparti interessati. La breve durata temporale, infatti, potrebbe provocare una crescita della domanda alla quale le industrie risponderanno senza fare investimenti strutturali, né tantomeno occupazionali, mentre un periodo compreso tra i tre e i cinque anni avrebbe consentito alle aziende di crescere in maniera ordinata, con tutti i vantaggi che ciò comporta in termini di sviluppo di prodotti e di occupazione. In definitiva è mancato, ancora una volta, il coraggio di mettere in campo un serio atto di politica industriale, guardando solo al breve periodo.

Vediamo nel dettaglio quali sono i provvedimenti presi dal Governo. Per l’edilizia residenziale a livello di singole unità sono stati ammessi alle detrazioni gli interventi di manutenzione straordinaria, il restauro e il risanamento conservativo, la ristrutturazione edilizia, mentre per le parti comuni degli edifici residenziali sono compresi gli interventi di manutenzione ordinaria, di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, la realizzazione di autorimesse e/o posti auto pertinenziali, l’eliminazione di barriere architettoniche, la bonifica dall’amianto, le opere per evitare gli infortuni domestici, gli interventi per prevenire atti illeciti, la cablatura degli edifici, ecc. L’importo massimo della spesa su cui calcolare la detrazioni, fino al 31 dicembre 2013, è di 96.000 euro (per una percentuale del 50%), importo che passa a 48.000 euro dall’1 gennaio 2014 (per una percentuale del 36%).

Il Governo ha ascoltato anche il settore del mobile e dell’elettrodomestico, che hanno perso nel 2012 rispettivamente l’11% e il 13% del mercato interno, incentivando mobili e grandi elettrodomestici a patto che siano di classe A+ (A per i forni), per le apparecchiature per le quali è prevista l’etichetta energetica e per i mobili finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. L’importo massimo della spesa fino al 31 dicembre 2013 è di 10.000 euro, per una detrazione del 50%.

Gli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica degli edifici si dividono in due grandi macroaree temporali. Quella valida fino al 31 dicembre 2013, per la quale vale la detrazione, sia Irpef, sia Ires, del 65% con importo fino a 100.000 euro per la riduzione del fabbisogno energetico di edifici esistenti, mentre per gli interventi riguardanti pareti, finestre, compresi gli infissi, su edifici esistenti, 60.000 euro. Per l’installazione di pannelli solari il tetto di 60.000 euro è la cifra massima, mentre per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale si può arrivare a 30.000 euro. E l’incentivo finisce in questa forma con la fine dell’anno. Dall’1 gennaio 2014, infatti, il tetto massimo di spesa detraibile diventa di 48.000 euro per tutti gli interventi e la percentuale si abbassa a quella ordinaria del 36%.

Gli interventi rilevanti per il risparmio energetico, ossia quelli che riguardano le parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio, per intenderci quelli come il cappotto termico, hanno un importo massimo della spesa su cui calcolare la detrazione, fino al 30.6.2014, di 100.000 euro, mentre per quelli che riguardano pareti e finestre, infissi compresi, l’importo è di 60.000 euro. Per l’installazione dei pannelli solari 60.000 euro e la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale 30.000 euro.

Il tutto entro la fine dell’anno prossimo poiché dall’1 luglio 2014 la detrazione, che prima d’allora è del 65%, sarà del 36% con un importo massimo di 48.000 euro. In questi casi il legislatore ha concesso più tempo, che secondo alcuni operatori del settore non è sufficiente, sia perché gli importi sono elevati ed è più difficile l’accesso al credito, sia per il fatto che i processi decisionali nel caso dei condomini sono spesso più difficoltosi.

Tutte criticità ben note a chi opera nel settore e che trovano riscontro nella percentuale di interventi d’efficientamento che hanno avuto come oggetto la posa di un cappotto termico: l’uno per cento del totale dal 2007 a oggi. E all’interno dei provvedimenti è arrivata la detrazione per gli interventi su edifici, adibiti ad abitazione principale o per attività produttive, realizzati nelle zone sismiche ad alta pericolosità. L’importo massimo della spesa è fino al 31 dicembre 2013 di 96.000 euro e dall’1 gennaio 2014 di 48.000 euro, con la percentuale che cala con l’inizio del nuovo anno dal 65% al 36%.

Fin qui i provvedimenti che però sono stati criticati da più parti. «A parte l’innalzamento della percentuale al 65% e l’adeguamento antisismico, per il resto si tratta di una ribollita che difficilmente potrà dare nuova linfa al settore dell’edilizia o, addirittura, rilanciare la produzione – affermano dall’associazione dei consumatori Codacons -. Basti pensare alla detrazione del 50% delle spese per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, che però, oltre a dover essere ripartita in 10 anni, è riservata solo a quell’esigua minoranza di persone che stanno già ristrutturando casa». E sempre l’associazione punta il dito sul fatto che si è ignorato, di fatto, il problema amianto. «Ci si è limitati, infatti, ad inserire la sostituzione delle coperture di amianto negli edifici tra le misure e gli incentivi che saranno stabilizzati. Quello che serviva veramente, però, era considerare la sostituzione di una copertura di amianto un’operazione sanitaria e non di edilizia, eliminando conseguentemente l’Iva», ribadisce il Codacons. E non ha torto. Cessati gli incentivi del fotovoltaico che premiavano la sostituzione delle coperture d’amianto, la bonifica dei tetti realizzati con questa sostanza cancerogena si è praticamente bloccata in quasi tutta Italia a causa degli alti costi dell’operazione che non è possibile ammortizzare con la detrazione ordinaria del 36%.

E a determinare l’impatto delle detrazioni fiscali in edilizia è arrivato il rapporto nazionale di Confartigianato, secondo il quale, a luglio 2013, sono ben due milioni i proprietari di immobili che sono orientati a effettuare nel prossimo anno almeno un intervento di manutenzione. In termini percentuali i cittadini intenzionati a fare ciò sono aumentati del 22,2% e la spesa per le ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, prevede Confartigianato, nel secondo semestre del 2013 aumenterà di 1.565 milioni, pari a un più 26%, di cui 1.065 milioni per ristrutturazioni edili e 500 milioni per risparmio energetico. Si tratta di benefici dovuti alle misure prese dal Governo, con dinamiche chiare che erano già emerse in passato.

Nel 2011, infatti, in base ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’Istat, le detrazioni sono state utilizzate da 6.752.644 contribuenti italiani per una cifra di 3.595 milioni e hanno inciso per il 4,2% del valore aggiunto nel settore delle costruzioni. La spesa complessiva effettuata nel 2011 per interventi di ristrutturazione è di ben 12 miliardi di euro di cui 3,5 miliardi (29,1%) per il risparmio energetico e 8,5 miliardi (70,9%) per il recupero edilizio. Si tratta di una spesa che rappresenta il 5,8% del valore del fatturato annuo nel settore delle costruzioni e il 13,9% del valore aggiunto.

E non si tratta solo di impatto economico. Nel 2011 il capitolo sull’efficienza energetica delle detrazioni ha consentito un risparmio energetico di 1.435 GWh/anno, con la relativa CO? non emessa. Il maggiore risparmio deriva dall’impiego di impianti di riscaldamento efficienti (40,3%), seguito dalla sostituzione di infissi (22,2%), dalla sostituzione di scalda acqua elettrici (13,6%) e dalla coibentazione di superfici opache orizzontali (7,8%).

Queste cifre, però, non bastano a fermare la crisi dell’edilizia. Nell’ultimo anno 122mila addetti hanno perso il posto di lavoro, è di 391mila la diminuzione degli addetti dal 2009, mentre nel solo 2012 hanno chiuso circa 62mila aziende e 55mila costruttori artigiani. «A fronte di questa situazione – afferma Arnaldo Redaelli, presidente di Confartigianato Costruzioni – c’è la necessità di rendere stabili e permanenti gli incentivi per raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari».

Parecchi pezzi, quindi, mancano per ricomporre un quadro d’insieme che consenta alle famiglie e alle industrie di utilizzare al meglio una politica d’incentivi. Prima di tutto c’è il problema dell’accesso al credito che ormai è diventato difficile e su questo fronte si potrebbe rimettere in campo l’ecoprestito tramite Cassa Depositi e Prestiti proposto alcuni anni addietro da Finco. Sul fronte della stabilizzazione è chiaro che non le si può ottenere utilizzando per sempre una percentuale del 65%, ma tracciando una road map compresa tra i quattro e gli otto anni nella quale si “disegna” una curva in discesa delle detrazioni fino ad arrivare a una percentuale un poco superiore al 36%, affinché la detrazione sia vincente rispetto ai lavori in nero. In questa maniera si darebbero quelle certezze necessarie alle imprese affinché facciano investimenti in ricerca di prodotto, di processo e occupazione, facendo contemporaneamente calare i prezzi e rendendo il “Made in Italy” dell’efficienza energetica appetibile ai mercati esteri.

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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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