***ATTENZIONE***
VERSIONE OLD DI TEKNECO AGGIORNATA SINO A GENNAIO 2017
Clicca qui per visualizzare il nuovo sito
Zero energia per la casa a Km (quasi) zero | Tekneco

Tekneco #14 – Costruire sostenibile

Zero energia per la casa a Km (quasi) zero

Uno studio di architetti progetta il proprio atelier in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Padova, anticipando l’Europa e realizzando un edificio a consumi zero

Scritto da il 25 marzo 2014 alle 8:30 | 0 commenti

Zero energia per la casa a Km (quasi) zero

Articolo a firma di Gianni Parti

La casa a chilometri zero non esiste ancora, ma questo edificio ci si avvicina molto. Tutti i materiali che sono stati necessari per costruirlo arrivano da un raggio di non più di 70 chilometri.

TVZEB, che sta per Traverso-Vighy Zero Energy Building, è la sede dello studio di Giovanni Traverso e Paola Vighy, i due architetti progettisti e fruitori dell’opera. Una sorta di atelier autosufficiente, creato in collaborazione con il Dipartimento di fisica dell’Università di Padova secondo le norme europee che dal 2020 vorranno edifici totalmente autosufficienti dal punto di vista energetico.

«I legami che TVZEB ha stretto con il concetto di sostenibilità – spiega il sito dedicato – non si limitano ad essere di carattere energetico, ma seguono numerosi precetti di tipo progettuale: la sua culla tra le colline vicentine impone un naturale legame con il territorio, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche fattivamente, nell’utilizzo di materiali prodotti nel raggio di pochi chilometri, nell’attenzione a dettagli cromatici e materici che siano facilmente assimilati dalla natura circostante, nel tentativo di insinuarsi con grande leggerezza sul terreno e di mantenere una caratteristica di transitorietà».

TVZEB sarà completamente mantenuto dalle energie territoriali (combustione del legno del bosco, energia solare, geotermia) che, coadiuvate dall’eccellenza in campo tecnologico di alcune aziende partner nel progetto, lo renderanno completamente autosufficiente.

La vicinanza con un bosco ha segnato la strada del progetto da subito. L’atelier sarebbe stato costruito rivolto verso l’ambiente e in relazione costante con il contesto naturale che lo circondava. L’essere a ridosso di un’area naturale lo ha reso partecipe del cambiamento delle stagioni, dei ritmi solari e circadiani.

«La conformazione dell’edificio – spiegano – e il suo orientamento sono tali da poter sfruttare il ciclo solare, beneficiando del calore dei raggi durante l’inverno, quando la posizione del sole fa sì che essi raggiungano l’ambiente interno, e proteggendosi nei mesi estivi attraverso la schermatura dell’incidenza dei raggi».

La forma dell’edificio, per esempio, «è stata disegnata per massimizzare l’ingresso di radiazione solare diretta nei mesi invernali e per escluderla completamente nei mesi estivi». La luce naturale gioca un ruolo fondamentale nel progetto, sia in termini di condizioni climatiche interne, che in termini di comfort e benessere per gli occupanti dell’edificio visiva. L’edificio è stato concepito come un imbuto di luce diurna rivolto a Sud, con un design capace di massimizzare l’esposizione al sole durante i mesi invernali e riparare completamente dalla radiazione diretta durante i mesi estivi. Le pareti Nord e Sud dell’edificio, infatti, sono completamente vetrate per massimizzare la vista sul bosco (Nord) e l’apporto di luce naturale e calore invernale (Sud). Il serramento, svilupato ad hoc, è costituito da leggere travi reticolari che irrigidiscono i pannelli di vetro per resistere alla spinta orizzontale del vento. La facciata Sud, inoltre, è caratterizzata dal portico solare e dai tendaggi filtranti automatizzati del piano terra.

La luce naturale viene, quindi, integrata con un sistema di illuminazione indiretta che utilizza una sequenza di barre LED, sviluppate da COEMAR, incassate a pavimento. La luce si riflette sulle pareti interne munite di pannelli di alluminio. Ogni barra combina luce da tre diverse sorgenti LED (bianco naturale a 4000 ° K , bianco freddo a 6000 ° K e ambra ) che emulano lo spettro di luce naturale. Le miscele, controllate da un sistema DMX, seguono lo spettro della luce naturale esterna e rendono possibili anche azioni correttive della temperatura di colore interna nei giorni di nebbia o neve.

In altre parole, poiché il clima del Veneto è caratterizzato da estati calde e umide e inverni nebbiosi, l’illuminazione interna è stata progettata per fornire una calda luce artificiale nelle giornate nebbiose d’inverno e una fresca luce artificiale quando le giornate sono più calde. Luce ma anche calore e così la regolazione della temperatura interna durante le mezze stagioni avviene attraverso l’apertura automatizzata di alcune aperture che, collegate a dei sensori, gestiscono la ventilazione naturale degli ambienti interni.

Nel cuore dell’edificio, poi, una pompa di calore geotermica regola la temperatura dei flussi d’aria e d’acqua, sfruttando la vicinanza con il bosco e con la condizione microclimatica molto stabile del sottosuolo. D’inverno, oltre al materiale isolante, un assist particolare è offerto dal calore prodotto dai computer e insieme mantengono la temperatura costante. Conclude il lavoro una caldaia a legna (alimentata con le potature del bosco) che, collegata a pannelli radianti, distribuisce omogeneamente il calore in tutto l’edificio. Le pareti perimetrali e la copertura dell’edificio, infine, sono isolate con un doppio strato di 90 mm di lana di poliestere, prodotta da ORV, e derivante dal riciclo di circa 40.000 bottiglie di plastica. Il materiale, oltre ad essere un ottimo isolante termico ed acustico, viene prodotto, a differenza delle lane minerali, con un minimo impiego di energia. Il TVZEB sfrutta il sole anche per produrre energia vera e propria: un impianto fotovoltaico i cui pannelli, 16 in tutto, rivestono il tetto del secondo piccolo blocco, coprendo tutto l’impiego di energia elettrica di cui ha bisogno l’edificio per essere autosufficiente.

La raccolta dell’acqua piovana, seppur non strettamente legata allo sviluppo dell’edificio a zero emissione, lo è nei principi che fondano l’impresa: come noto essa costituisce un bene prezioso e l’acqua piovana può essere gratuitamente impiegata in diversi utilizzi. Le fondazioni si posizionano in modo tale da costituire dei punti di scarico e favorire l’utilizzo di una struttura molto leggera costituita da materiali ecologici. Sulle fondamenta posa un solaio sospeso di metallo e calcestruzzo. Lo “scheletro” è costituito da portali in legno lamellare che sostengono anche il secondo livello.

Sfoglia Tekneco #14


Rispondi

Nome (richiesto)

Email (richiesta, non verrà pubblicata)

Sito web (opzionale)


Condividi


Tag


L'autore

Redazione Web


Il solare termico, corso online
Focus, la rivoluzione della domotica
Klimahouse 2017
RUBNER
AQUAFARM
BANCA ETICA
SIFET
BUILDING INNOVATION

ANICA
tekneco è anche una rivista
la tua azienda su google maps

Più letti della settimana



Continua a seguire Tekneco anche su Facebook:

Altri articoli in Edilizia Bio
Formedil-(1)
Formedil Puglia: la formazione per il rilancio dell’edilizia

In vista della programmazione regionale dei fondi comunitari 2014 – 2020, il settore chiede alle istituzioni un efficiente impiego di risorse da destinare alla formazione in edilizia

RubnerPerugia1
Rubner Home Tour: tappa a Perugia

Prosegue il viaggio del Rubner Truck. Per la tappa di Perugia in programma il convegno “Costruire e vivere per un futuro con futuro”

Close