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Edilizia sostenibile

klimahouse - intervista

Edilizia sostenibile, sana e conveniente «È possibile»

Il presidente dell’Associazione nazionale architettura bioecologica spiega che vivere in case davvero “bio” è sostenibile, anche economicamente parlando

Scritto da il 29 gennaio 2015 alle 8:00 | 1 commento

Edilizia sostenibile, sana e conveniente «È possibile»

Photo: Wikimedia


Tra i temi in discussione al Klimahouse oggi al via si parlerà certamente di edilizia sostenibile. Un concetto, questo, basilare per Anab – Associazione nazionale architettura bioecologica, che celebra 25 anni di attività ed è presente all’evento di Bolzano con un proprio stand e un convegno intitolato “costruire sostenibile la casa ad energia quasi zero” (31 gennaio, ore 12.15/15.00, Sala Vajolet) in cui si tratteranno vari aspetti, compreso il tema della salute e salubrità dei luoghi indoor. “L’Organizzazione mondiale della Sanità stima che le abitazioni sono luoghi il cui clima interno è più inquinato dell’ambiente esterno, nel 2001 la conferenza stato-regioni italiane aveva avviato un percorso per normare la qualità dell’aria interna. Indubbio risulta comunque che tale aspetto è spesso trascurato nella progettazione”, segnala l’associazione. Quali correttivi occorre pensare e attuare per vivere in case non solo “prestazionali”, ma anche sane? Lo abbiamo chiesto a Siegfried Camana, architetto e presidente Anab.

Architetto Camana, partiamo innanzitutto dal Klimahouse oggi al via. Che edizione vi aspettate?

«Certamente ci aspettiamo delle innovazioni nel settore edile. Ci aspettiamo inoltre che come fiera specifica porti avanti idee e progetti per rimettere in moto un settore in crisi. Quanto ad Anab, vogliamo certamente mettere in moto un’edilizia davvero sostenibile, termine un po’ troppo elastico e inflazionato. Come Anab vorremmo costruire per la vita, per la salute, puntando quindi a materiali naturali, semplici, sani. Puntiamo a promuovere, formare e informare su materiali con una lunga storia e tradizione alle spalle e, soprattutto, idonei per costruzioni dove vivere bene e in modo salutare».

Che ruolo svolgerete all’interno del vostro stand?

«Porteremo avanti ciò che ci caratterizza da 25 anni, sperando di incidere significativamente, senza divagare nell’ambiguità e nell’ipocrisia. Un esempio: parlando di risparmio energetico, è ipocrita la scelta di risparmiare energia che proviene dalle fonti fossili provvedendo a isolare le case con materiali che provengono dalle stesse fonti. Gli unici materiali che dovrebbero svolgere quest’azione – e che dovrebbero godere di eco-bonus – sono solo quelli naturali. Per questo promuoviamo l’idea che la campagna sia la vera fabbrica di materiali sostenibili».

Nel convegno da voi organizzato sabato 31 gennaio presenterete le più promettenti esperienze per ridurre l’impatto ambientale nel settore edile. Ce le può anticipare?

«Scopo del convegno è informare sulle varie possibilità e materiali che da tempo promuoviamo nell’uso: penso alla canapa, la cui coltivazione è in aumento e che in Italia ha conosciuto in passato un grande sviluppo per il settore tessile. Faremo conoscere caratteristiche e peculiarità della fibra e del canapulo, particolarmente apprezzate in Paesi come Francia e Belgio, in cui trovano largo impiego. Punteremo a fare formazione e informazione anche su materiali particolari, come la lana, con una testimonianza relativa all’esperienza condotta in Sardegna, ma anche su paglia e terra cruda, materiali “poveri” ma “ricchi” per la salute. I nostri messaggi sono semplici, più complesso è fare entrare i materiali naturali nella mentalità corrente dei progettisti».

Anab quest’anno compie 25 anni. Come è cambiata e soprattutto è aumentata l’attenzione all’architettura naturale in Italia?

«L’interesse è certamente aumentato, soprattutto grazie al pubblico femminile, più attento al discorso della salute e al valore che se ne dà».

Costruire bio è possibile, ma è anche conveniente?

«Certo. Una casa “semplice e dignitosa” può essere costruita allo stesso prezzo di una di pari dimensioni e prestazioni realizzata in modo convenzionale. Dipende dalle scelte e dal progetto. Il principale responsabile di un progetto di una casa sana rimane comunque il progettista, ruolo spesso travisato nella quotidianità. Il Progetto deve tornare al centro dell’attenzione: oggi si persegue l’erronea convinzione che “se fa tutto l’impresa si spende meno”, in realtà molto spesso l’impresa persegue il “suo” obiettivo, ovvero la soluzione più conveniente per la “sua” economia. Solo se alla base c’è un buon progetto ed una accurata e corretta direzione dei lavori su un’abitazione “normale” i costi sono equivalenti. Ci sono già esempi di edilizia popolare agevolata in bioedilizia che testimoniano questa possibilità».

Sempre nel vostro convegno si parlerà del recepimento delle direttive comunitarie sull’efficienza degli edifici (2010/30/UE) e della nuova caratterizzazione energetica degli immobili (edifici ad energia quasi zero). A fronte di questi provvedimenti, quali sono i passi necessari perché queste norme siano messe in pratica facendo nello stesso tempo attenzione anche alla sostenibilità?

«Le norme comunitarie sono necessarie e basilari alle esigenze di chi, per progettare, necessita di riferimenti certi. Tuttavia, credo siano ugualmente basilari il sentirsi a proprio agio in casa, nel sapere che i materiali con cui è realizzata non sono nocivi. Forse occorrerebbe mediare tra le esigenze del tecnico e quelle dell’uomo e, ribadisco, puntare a costruire case che non arrechino danni alla salute».


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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