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Vivere in un ecovillaggio, in armonia con la natura

Autoproduzione, rispetto per l’ambiente, vita comunitaria e baratto: sogno bucolico o esempio di modello di vita alternativo e sostenibile?
  • eea irlanda

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Articolo a firma di Lucia Egidi

Esiste un luogo dove il pane è fatto in casa, l’insalata viene dall’orto e le galline regalano uova fresche per la frittata? Un posto dove i soldi hanno smesso di essere un motivo di preoccupazione per tornare ad essere un mezzo da usare solo quando è indispensabile e dove, se il rubinetto di casa perde, non si è costretti ad aspettare l’idraulico perché ci pensa il vicino, magari in cambio di una crostata appena sfornata? Questo “luogo incantato” esiste e si chiama ecovillaggio. Non si tratta di un’utopia ma della messa in pratica di un modo diverso di pensare e vivere l’economia, le relazioni uomo-ambiente e quelle interpersonali. Gli ecovillaggi ospitano comunità di individui che vivono in un rapporto con la natura equilibrato, all’insegna della sostenibilità, dove l’appartenenza al gruppo è molto forte pur rimanendo viva l’apertura verso l’esterno e dove nessuno è solo. La diversità è una risorsa e non un ostacolo e tutti sono coinvolti nelle decisioni collettive che influenzano la loro vita. È un luogo fisico reale in cui la comunità vive all’insegna della riduzione del proprio impatto sull’ambiente attraverso il risparmio energetico, l’uso di risorse rinnovabili, il consumo alimentare a chilometri zero, il riuso ed il riciclo. In Europa di sono diversi ecovillaggi, ed anche in Italia non mancano realtà di questo tipo, alcune storiche (come Torri Superiore, in Liguria, villaggio attrezzato anche per l’ecoturismo), altre più giovani e altre ancora in fase di partenza (come Vallesanta, nelle Foreste Casentinesi). Un esempio arriva dalla Brianza dove, a 60 chilometri da Milano, in un piccolo borgo tra i comuni di Asso e Valbrona, un’associazione costituita da poco ha aggregato un gruppo di famiglie che ha scelto di vivere in modo sostenibile, sano e rispettoso della natura. La maggior parte delle loro necessità alimentari viene soddisfatta dai prodotti dell’orto e della stalla, con un consumo che è a chilometri zero e libero da pesticidi e fertilizzanti di sintesi. Il denaro è un mezzo (e non un fine) da usare solo quando è indispensabile (la spesa è un’evenienza rara) e a cui viene preferito il baratto di beni e servizi. Anche il modo di abitare tiene conto dell’impatto antropico sulla natura: molti tra i vecchi casolari dell’ecovillaggio sono stati restaurati utilizzando legno (in buona parte salvato dalle strutture originarie) e terra cruda e mettendo in pratica alcuni princìpi di bioarchitettura. Per maggiori informazioni si può consultare il sito del Rive, la rete degli ecovillaggi italiani, che aderisce al Global Ecovillage Network (rete globale degli ecovillaggi).