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Sacchetti e bottiglie che non sanno dove andare | Tekneco

Tekneco #14 – Compost

Sacchetti e bottiglie che non sanno dove andare

Per aiutare gli utenti finali a riconoscere i prodotti compostabili, il CIC - Consorzio Italiano Compostatori ha creato un apposito marchio

Scritto da il 19 marzo 2014 alle 8:20 | 0 commenti

Sacchetti e bottiglie che non sanno dove andare

“Articolo a firma di Veronica Caciagli”

La plastica è alla base di molti prodotti di largo consumo: le caratteristiche di resistenza, facilità di utilizzo, economicità ne hanno diffuso il consumo, senza però pensare che la contropartita è l’aumento di rifiuti, con un danno profondo per l’ambiente. Perciò lo sviluppo di prodotti che abbiano caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità è un elemento di innovazione di grande importanza, nonché una novità di questo ultimo decennio.

In parte questi materiali provengono dalla cosiddetta “chimica verde”, ovvero prodotti in bioplastiche che si decompongono durante il compostaggio e di cui l’Italia è leader mondiale. Altri manufatti, prodotti a partire da materiali tradizionali come la carta, i tessili, ecc, si sono affacciati sul mercato con nuovi utilizzi come, ad esempio, imballaggi vari, le buste per l’asporto delle merci e i sacchetti per la raccolta dell’umido.

Quando facciamo la raccolta differenziata, molto spesso, capita di avere dubbi su dove gettare i rifiuti: nel caso delle bioplastiche, saper riconoscere i rifiuti compostabili dalle plastiche potrebbe essere un esercizio non banale. Proprio per aiutare gli utenti finali a riconoscere i prodotti compostabili, il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) ha creato un marchio che contraddistingue i materiali e i prodotti finali compostabili, ovvero idonei ad essere trasformati in compost attraverso il recupero con procedimento di compostaggio industriale.

Il CIC ha cominciato a interessarsi nel 2006 dei prodotti compostabili, ovvero dal momento in cui questi manufatti hanno iniziato ad essere conferiti agli impianti di compostaggio; la “missione” del CIC è infatti di assicurare il massimo rendimento agli impianti ed evitare il conferimento di materiali denominati “biodegradabili”, ma che non sono effettivamente “compostabili”. Come sappiamo, sul mercato ci sono molti prodotti sedicenti biodegradabili, ma che non sono compostabili e che, una volta conferiti agli impianti, diventano rifiuti, con costi di cernita e smaltimento elevati

. Non essendo un ente di certificazione, il CIC ha intrapreso con Certiquality la strada della certificazione, con lo scopo di valutare l’ “idoneità alla compostabilità”. L’utilizzo di questi materiali consente un notevole risparmio economico, in quanto viene eliminato il lavoro di cernita e vagliatura e l’avviamento allo smaltimento. Inoltre, l’ottenimento di un compost di più alta qualità consente una riduzione dell’impatto ambientale.

Il marchio per materiali e prodotti finali compostabili

Riconoscere i sacchetti per la spesa compostabili

Marchio riconosciuto a materiali e prodotti che si decompongono naturalmente durante il processo di compostaggio, cioè in un ciclo di circa 90 giorni, come ad esempio le bioplastiche e la carta. Lo standard di riferimento è la norma UNI EN 13432, certificato da Certiquality. Finora i prodotti certificati con il marchio “Compostabile CIC” sono stati sacchetti, shopper, piatti, contenitori alimentari, posate e assorbenti igienici femminili; l’elenco completo è disponibile al sito web: www.compostabile.com

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