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Riciclo

L’incredibile mondo dei rifiuti edili

I rifiuti da costruzione e demolizione sono una risorsa, ma se la normativa è ambigua il passo verso la semplice discarica è breve

Scritto da il 04 maggio 2012 alle 8:00 | 0 commenti

L’incredibile mondo dei rifiuti edili

Photo: giefferre


La variabilità della composizione dei rifiuti edili e la facoltà di recupero del detentore, associate a un’inadeguata distinzione tra rifiuto, sottoprodotto e materia prima seconda, fanno finire in discarica buon parte dei detriti edili, con un’enorme spreco di risorse.

Rifiuti inerti

Le attività edilizie di demolizione e costruzione di edifici pubblici e abitazioni private, di murature, fognature, sovrastrutture stradali, comportano la produzione di rifiuti inerti in grandi quantità. I principali componenti sono: calcestruzzo, cemento e malte varie, mattoni, tegole e blocchi, legno, carta, polistirolo, plastica, metalli, gesso, ceramica, vetro, amianto, vernici, materiali per isolamento termico ed acustico. Da soli costituiscono un 40% dei rifiuti complessivi prodotti.

Fra tutti questi materiali possono essere reimpiegati dopo opportuno trattamento, solamente quelli che riescono a raggiungere adeguate caratteristiche prestazionali e che non provocano impatti negativi nell’ambiente circostante, ossia possibili rilasci di sostanze inquinanti.

Rifiuti

Esistono dei nei normativi che non possono essere trascurati. Il legislatore all’art.183 della parte IV del Dlgs 152/2006 definisce il rifiuto come Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi. All’art. successivo si specifica che i rifiuti sono classificati in base all’origine in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, in base alle caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.

Eppure, districarsi tra la definizione di rifiuto, sottoprodotto o delle materia prime seconda non è semplice.

Vista la eterogeneità dei materiali di scarto derivanti dal lavoro del settore urbanistico-edilizio questi possono rientrare nelle categorie rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, quindi è impossibile fare di tutta l’erba un fascio.

Sottoprodotto

Nell’art. 184 bis del Dlgs 152 del 2006 si legge che un rifiuto cessa di essere considerato tale quando è stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni:

a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;

b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;

c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;

d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

La normativa individua il soggetto produttore del rifiuto da costruzione e demolizione, con chi esegue materialmente i lavori. Per quanto riguarda il luogo di produzione di tali rifiuti edili, si intende il cantiere dove ci sono state le opere di costruzione o demolizione. Quindi le modalità di gestione del rifiuto, le modalità di trasporto verso il luogo di recupero o smaltimento e i relativi obblighi saranno a carico del cantiere.

Il detentore ha mera facoltà di recupero ma non è obbligato e dunque tali materiali vanno considerati come qualcosa di cui si ha l’obbligo di disfarsi. E se  dirottarli verso lo smaltimento in discarica è legale, addio recupero ai fini di un riutilizzo.

Materie prime seconde

La normativa, un po’ contorta, non diviene lineare con l’aggiunta della definizione di materia prima seconda in cui potrebbero rientrare alcuni materiali da costruzione e demolizione. A differenza dei sottoprodotti, le materie prime secondarie derivano sempre da un processo di recupero dei rifiuti e sono dunque soggette alla normativa sulla gestione dei rifiuti fino a quando non servono ulteriori trasformazioni per l’impiego successivo.

I distinguo che il legislatore fa tra rifiuti, sottoprodotti e materie prime seconde assomigliano più a una questione di lana caprina che a uno strumento da utilizzare per una corretta gestione della materia.


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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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