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Mobilità verde

La mobilità dolce passa sulle strade dimenticate

Si chiama CoModo la confederazione che punta al riutilizzo di infrastrutture viarie abbandonate per creare una rete stradale “a impatto zero”

Scritto da il 16 settembre 2013 alle 8:30 | 1 commento

La mobilità dolce passa sulle strade dimenticate

Si parla spesso di mobilità sostenibile. C’è anche chi porta avanti un’idea più suggestiva: la mobilità dolce. Non è un artificio poetico, ma un modo diverso di intendere il patrimonio infrastrutturale viabilistico, in parole povere le strade. Stiamo parlando di strade dimenticate, che opportunamente sistemate andrebbero destinate esclusivamente a pedoni, ciclisti ecc.

A spiegarci qual è la visione che ha portato alla creazione di una confederazione dedicata proprio alla mobilità dolce, denominata CoMoDo, è il suo presidente, Albano Marcarini. «È da qualche anno che si sta lavorando attorno al concetto di “mobilità dolce” e per farlo è stata appunto fondata CoMoDo – afferma l’urbanista, cartografo, viaggiatore e scrittore – Siamo convinti che occorra pensare a una nuova rete di strade, ovvero a “strade per la gente”, destinate a una mobilità “più ragionata”, dove l’auto sarà bandita a favore di pedoni, bambini, anziani, persone a mobilità ridotta, ciclisti, cavalieri ecc. E siamo anche convinti che questa nuova rete si debba realizzare senza rubare altro spazio ai campi o ai boschi». Da qui l’idea di riutilizzare infrastrutture dimenticate: «Ex-ferrovie, strade arginali lungo fiumi e canali, tronchi dismessi, strade campestri, sentieri e mulattiere», illustra Marcarini.

10.000 km di strade da “riattivare”

CoMoDo valuta attorno a 10.000 chilometri l’estensione potenziale di questa rete. «Diecimila chilometri senza sciupare territorio, senza investire milioni di euro, ma solo ripristinando quanto già il passato ci ha lasciato in eredità». Sono questi i criteri principali che ispirano l’attività di CoMoDo, vale a dire la separazione della rete dolce dalla rete stradale ordinaria e il recupero delle infrastrutture dismesse, ma anche altri. E qui entra in gioco la possibilità di dedicare questa rete a una pluralità di utenti, «e la stretta integrazione con il sistema del trasporto pubblico (bus, treni locali e ferrovie turistiche) e della ricettività diffusa (aziende agrituristiche, bed & breakfast)» prosegue l’urbanista e scrittore.

Sono visioni oniriche quelle di CoModo? Tutt’altro: a conferma c’è che una rappresentanza della Confederazione è stata ricevuta lo scorso luglio alla Camera dei deputati in audizione con l’onorevole Giovanna Sanna (Commissione Ambiente e Infrastrutture/Trasporti) e l’onorevole Luigi Famiglietti, per parlare di come perfezionare e arricchire il disegno di legge riguardante le norme per la tutela e valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità dolce.

Non solo: CoModo ha recentemente ottenuto la Menzione speciale del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa per il libro “Le ferrovie delle meraviglie: ieri, oggi, domani”, testo che descrive proprio il patrimonio ferroviario dismesso.


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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