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Ambiente

I siti più contaminati dall’amianto

Sono decine le aree da bonificare e milioni gli italiani a rischio tumori incurabili

Scritto da il 27 aprile 2012 alle 8:00 | 0 commenti

I siti più contaminati dall’amianto

Photo: Pozzodisevo


L’Italia pullula di zone contaminate dall’amianto. Dal profondo nord all’estremo sud, passando per la Sardegna, si contano 57 aree da bonificare e oltre 6 milioni di italiani a rischio. Non è  questione di numeri ma di normative che tutelano poco la salute dei cittadini, quando ancora c’è. Se i vertici dell’azienda Eternit sono stati condannati a 16 anni per disastro doloso e rimozione di cautele per gli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, gli individui che hanno avuto o che hanno a che fare con l’asbesto, sono condannati ad ammalarsi.

Panoramica nazionale

Da quando la legge numero 257 del 1992 ha proibito l’estrazione, la produzione e l’impiego di amianto, poco è stato fatto per risolvere il problema dei manufatti immessi sul mercato. A tutt’oggi ci sono difficoltà già solo per individuare le zone più a rischio. E’ lo stesso ministro Corrado Clini che commentando la sentenza su Casale Monferrato afferma: «Non abbiamo ancora una mappatura completa dei siti che devono essere risanati per l’inquinamento da amianto. Si tratta di decine di migliaia di realtà, dalle più piccole alle più grandi, e per le quali il monitoraggio avviato con le Regioni non è stato ancora concluso».

I siti al Sud

Il programma nazionale di bonifica conta 57 siti che, con molta probabilità sono destinati ad aumentare di numero. Il problema non è solo del Nord ma di tutta la penisola. In Sicilia da anni si attende un censimento sulle aree da bonificare. Caso emblematico di questa regione è Biancavilla, provincia di Catania, dove non esistono aree industriali, ma miniere in cui per decenni è stato estratto amianto con cui si sono costruite strade e case. Morale della favola, è un paese d’amianto.

In Puglia il petrolchimico di Mafredonia, le centrali elettriche di Bari, l’acciaieria Ilva, la raffineria Eni a Taranto o la Fibronit a Bari si possono considerare i casi più eclatanti per la presenza di amianto. La situazione non migliora in Campania, l’acciaieria dismessa, lo stabilimento Eternit a Napoli Bagnoli e l’Isolchimica ad Avellino continuano a mietere vittime . In Molise, stando ai dati dell’ultimo censimento effettuato qualche anno fa, si sono stimati 521.005 metri quadrati (visivamente 75 campi da calcio) ricoperti di eternit.

Centro e Nord

Nel Lazio una mappatura con il metodo di telerilevamento, realizzata dal Cnr,  ha contato circa 3 mila coperture in cemento-amianto, pari a un 1.673.974 metri quadri solo quelle rilevate da un monitoraggio parziale. Mentre il caso più amaramente bizzarro è l’istruttoria per l’ex Velodromo che cita in causa il Comune, perché ha concesso l’autorizzazione per abbattere la struttura con del tritolo. Il giorno successivo si sono depositati a terra 4.500 chili di materiale contenente amianto, senza considerare il “polverino bianco” disperso in aria. Salendo la penisola è la volta dell’Emilia Romagna il cui caso più rappresentativo è l’attività estrattiva svolta nelle cave ofiolitiche delle valli del Taro e del Ceno o in quelle del comune di Bardi dove, nonostante l’Arpa abbia dichiarato questi siti contaminati da amianto, i comuni continuano a rinnovare nuovi permessi.

In Lombardia l’Arpa lo scorso gennaio ha censito 55.700 siti all’amianto per una quantità complessiva di 1.197.733 metri cubi. In Piemonte numerose sono le  strutture pubbliche e private in cui c’è presenza di eternit a cui vanno aggiunte le 31 aree di cava estrattiva. Infine in Valle d’Aosta secondo il censimento dei tetti in eternit, effettuato con telerilevamento, sono 1365 le unità con presenza di amianto.


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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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