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Ecotecnologie ed economia circolare se ne parla nella nuova edizione di Ecofuturo

Quest’anno il festival rafforza la centralità dell’uomo e della qualità degli ecosistemi. Fotogallery all'interno
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    Presentazione Ecofuturo9054

E' in corso la terza Edizione di Ecofuturo 2016, con “i tre moschettieri” del festival Jacopo Fo, Fabio Roggiolani e Michele Dotti ai quali, nella nuova ambientazione dell'ecostruttura Ecoarea di Rimini, si è aggiunto l’amministratore delegato di Ecoarea, Romano Ugolini che ha illustrato le caratteristiche energetiche dell’edificio NZEB (Near Zero Energy Building- Edificio vicino a consumi zero d'energia). Jacopo Fo ha illustrato il percorso e l’evoluzione di Ecofuturo, che, dai principi ispiratori si è arricchito ogni anno, di nuovi elementi dello sconfinato universo della sostenibilità. Una integrazione di argomenti che ha trovato proprio nella edizione 2016 una completezza ben evidenziata da Fabio Roggiolani, che ha sottolineato la ricchezza del programma, nel quale è presente un grande spazio dedicato alla salute ed alla alimentazione, con la presenza di grandi esperti di medicine complementari, di tecniche per il benessere del corpo e della mente, e del fondamentale aspetto nutrizionale che si ricollegano al meglio con altre tematiche fondamentali presentate nella parte ecotecnologica, come le nuove pratiche per dare un volto nuovo alla agricoltura nel segno della sostenibilità, e delle migliori tecnologie disponibili per il disinquinamento con particolare riferimento ai grandi entri urbani, dove da anni si concentra oltre il 50% della popolazione. Le corde per ricollegare corpo, mente e anima, sono quella toccate poi da Michele Dotti, che ha sottolineano come, l’edizione di quest’anno del festival, rafforzi considerevolmente, nel segno della centralità dell’uomo e della qualità degli ecosistemi i collegamenti tra fronti solo apparentemente diversi di un nuovo stile di vita, divenuto ineludibile per uscire da questa profonda crisi di sistema e di modello di sviluppo. «Oggi presentiamo il progetto di teleriscaldamento geotermico per convertire con le rinnovabili tutti i consumi delle abitazioni e imprese della Pianura Padana. - ha detto Fabio Roggiolani, tra gli organizzatori di Ecofuturo - In Pianura Padana a oggi esistono 1.100 pozzi dell'era del petrolio e del gas, un valore di scavi pari a 10 miliardi di euro che possono essere riconvertiti per l'estrazione del calore profondo geotermico e riutilizzati per il teleriscaldamento grazie alla ricchezza della struttura idrica della Pianura Padana». Successivamente si è parlato di ecotecnologie, ed economia circolare e su ciò è intervenenuto il CIB (Consorzio italiano biogas). Il futuro è già presente in molte aziende agricole socie del CIB che applicano pratiche agricole rinnovate grazie alla presenza dell’impianto biogas come elemento fulcro. Lo stesso ettaro di terreno può infatti produrre alimenti, foraggio ed energia con un nuovo apporto di nutrienti e stoccando CO2 dall’atmosfera. Ad Ecofuturo 2016 sono proposti i prodotti “fattobene” dei soci CIB e sono stati presenti nella prima giornata, Gianantonio Locatelli, ideatore del “Museo della merda”, e Carlo Vanzetti che ha raccontato come l’impianto biogas alimentato dai reflui dell aziende zootecniche, alimenti con il calore, attraverso una piccola rete di riscaldamento, di un istituto oncologico locale che cede parte del risparmio eneregico effettuato attraverso l'utilizzo del biogas a favore della casa accoglienza "La Madonnina" che ospita i parenti dei degenti. «Il "Museo della merda" è una trasformazione ecologica del materiale considerato più vile e più povero da scarto a risorsa. L'idea nasce dallo sviluppo di un'azienda agricola che si è dotata di un impianto biogas. “La considero una rivoluzione culturale ed estetica», dice Gianantonio Locatelli, ideatore del “Museo della merda”. «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di non sostituire le vacche con i digestore ma inserire la digestione anaerobica come parte integrante del sistema agricolo zootecnico e strumento indispensabile e per chiudere la filiera e arrivare a sostituire i concimi chimici/fossili con il digestato. - afferma Carlo Vanzetti, della cooperativa agricola Speranza, di Candiolo nei pressi di Torino - E poi ripartire dal campo usando le colture per alimentare gli animali e riprendere il ciclo virtuoso dell'azienda agricola ecosostenibile».   [nggallery id="179"]