***ATTENZIONE***
VERSIONE OLD DI TEKNECO AGGIORNATA SINO A GENNAIO 2017
Clicca qui per visualizzare il nuovo sito
E.Coli, attenzione a... | Tekneco

E.Coli, attenzione a…

Le precauzioni da prendere per scongiurare rischi alla salute, nelle parole di un esperto

Scritto da il 13 giugno 2011 alle 8:44 | 0 commenti

E.Coli, attenzione a…

Photo: Trellina


In Italia non c’è motivo di cambiare le nostre abitudini alimentari per sconiugare l’epidemia E.Coli, a patto che vengano rispettate precise regole igieniche e che i controlli funzionino. Aurelio Trevisi, biologo ed esperto di Qualità e Sicurezza Alimentare ci spiega perché non dobbiamo farci assalire dalla psicosi dell’ortofrutta contaminata, anche se il problema tedesco rimane molto serio.

D: Il problema è realmente circoscritto solo ai cittadini di Amburgo o comunque a coloro che sono stati da quelli parti nelle ultime settimane?

R: Sì. Sembra che il focolaio sia legato territorialmente al nord della Germania, una considerazione tardiva visto che inizialmente è stata accusata un’importazione di cetrioli dalla Spagna. Quello che mi piacerebbe sentire o leggere, sarebbe l’esclusione delle varie fonti idriche presenti in quel territorio comprese quelle non potabili utilizzate per l’agricoltura o altro. Visto che l’Escherichia coli è un batterio legato al ciclo feci/deiezioni direi che bisognerebbe trovare una fonte di contaminazione fecale, magari utilizzando anche altri batteri di origine fecale (più facilmente analizzabili)  per velocizzare le ricerche. Poi per avere una condizione in cui una particolare variante (ceppo) riesce a selezionarsi rispetto alla popolazione normale devono esserci condizioni “particolari”. Frutta, pomodori, cetrioli, germogli di soia sono solo il bersaglio di una contaminazione che proviene da un altro mezzo sicuramente liquido.

D: Le fonti di informazioni sottolineano che in Italia possiamo stare tranquilli. Ci sono controlli sufficienti per impedire l’entrata di prodotti “contaminati”?

R: Possiamo stare tranquilli ma il rischio zero nella sicurezza alimentare non esiste. In Italia abbiamo una serie di organi di controllo ufficiali molto capillari e, a differenza di altre nazioni, abbiamo una serie di organi indipendenti che sono sovrapposti sul territorio e sulla sorveglianza. Ad esempio i Servizi di Igiene degli Alimenti o i Servizi Veterinari delle varie Asl distrettuali e i Carabinieri per la tutela della Salute. I primi in genere operano sulla prevenzione, mentre i secondi sono più sul sulla repressione. Entrambi effettuano un buon controllo delle varie situazioni territoriali e in modo indipendente. Ci sono, inoltre, altri organi come ad esempio  l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari (Icqrf) che effettuano a loro volta controlli. Ancor più importante rispetto a tutti questi controlli risultano poi essere i controlli effettuati dalle aziende lungo la filiera che vengono aumentati sui vari prodotti a rischio durante le allerte particolarmente “mediatiche” come quella attuale.

D: L’igiene quanto aiuta in questi casi?

R: Il consumatore italiano rispetto al resto degli europei è particolarmente “igienico”. Noi abbiamo l’abitudine di lavare tutto. In molti lavano addirittura la quarta gamma ossia quei prodotti di frutta e verdura già lavati, tagliati e pronti da mangiare. Abbiamo, inoltre particolarmente cura delle superfici della cucina e del frigorifero. Preferiamo utilizzare prodotti freschi e ci siamo abituati a una rotazione maggiore delle scorte di cibo che sono sempre fresche. Caratteristica sicuramente legata anche al tipo di distribuzione alimentare che in Italia non è solo la grande distribuzione organizzata, fatta di ipermercati e centri commerciali. Per fortuna esistono negozietti, piccoli supermercati, gastronomie, fruttivendoli. Una serie di fattori quindi che abbassa la probabilità di una futura contaminazione come quella dell’Escherichia coli O104 che sta avvenendo in Germania. Ciò non toglie che abbiamo anche noi i nostri lati deboli come ci ha insegnato la vicenda dell’Itx che per un eccesso di precauzione e di interesse mediatico ha provocato milioni di euro di danni a diverse aziende senza che ci fosse un reale pericolo per il consumatore.

D: Come mai i tedeschi, di solito molto organizzati, stanno impiegando così tanti giorni per capire l’origine del contagio?

R: Perché probabilmente hanno fatto l’errore iniziale dei cetrioli spagnoli, il che ha fatto perdere molto tempo. Non hanno mai dovuto, inoltre, affrontare un problema simile. Per cose del genere non esiste simulazione che regga. Bisogna comunque dire che essendo un ceppo di E.coli “nuovo” con caratteristiche particolari sarebbe stato difficile per tutti abbreviare i tempi di individuazione e contenimento del focolaio. Poi abitudini non particolarmente igieniche potrebbero aver contribuito alla diffusione del batterio. Del resto i consigli per evitare la malattia si concentrano molto sul lavarsi le mani e lavare frutta e verdura. Regole elementari ma importanti.

D: Se in Italia si dovesse verificare una qualsiasi allerta alimentare, siamo preparati o non esistono procedure a da seguire?

R: In realtà le allerte si susseguono in continuazione. Basta andare sul sito del Rasff, Sistema di Allerta Rapido per mangimi e alimenti, per vedere gli elenchi per Nazione o tipologia. È un’informazione trasparente di cui pochi conoscono l’esistenza. Ogni settimana vengono segnalate circa 50 allerte in tutta Europa di cui diverse anche dall’Italia. Ma poiché mediaticamente non sono interessanti non vengono divulgate dagli organi di informazione. In Italia esistono procedure abbastanza collaudate per le allerte e i ritiri dei prodotti e tutto il sistema è gestito dalle Asl locali tramite il Servizio Veterinario e  il Servizio di Igiene degli alimenti. Poi ci sono molti ritiri precauzionali dai mercati senza che ci siano reali segnalazioni di allerte. Tutto ciò non significa che siamo perfetti, anzi tutt’altro. I tempi di divulgazione delle allerte ai servizi territoriali sono più lunghi della durata del prodotto con il risultato che i prodotti che sarebbero da ritirare vengono consumati prima di riuscire a ritirarli. Ma il miglioramento è continuo.

D: Ci sono dei criteri sempre validi che bisognerebbe tenere presente ogni volta che consumiamo frutta e verdura?

R: Prima di tutto, anche se molto ovvio, lavare con acqua potabile frutta e verdura, e poi al momento dell’acquisto controllare l’origine dei prodotti che per l’ortofrutta deve essere specificato. Visto che la vogliamo sulle etichette di tutti i prodotti almeno leggiamola dove è già prevista, e privilegiamo il made in Italy.


Rispondi

Nome (richiesto)

Email (richiesta, non verrà pubblicata)

Sito web (opzionale)


Condividi


Tag


L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


Il solare termico, corso online
Focus, la rivoluzione della domotica
Klimahouse 2017
RUBNER
AQUAFARM
BANCA ETICA
SIFET
BUILDING INNOVATION

ANICA
tekneco è anche una rivista
la tua azienda su google maps

Più letti della settimana



Continua a seguire Tekneco anche su Facebook:

Altri articoli in Ecologia
raccolta-lampade
Raccolta differenziata delle lampade a basso consumo

Al via la campagna nazionale di sensibilizzazione del Consorzio Ecolamp sulla raccolta differenziata delle lampade a basso consumo

RoofGarden
Prati urbani, le controindicazioni

Nonostante gli indubbi vantaggi per l'ambiente, non sempre i giardini su tetti sono facilmente realizzabili

Close