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Diritto di accesso alle informazioni ambientali. A che punto siamo?

osservatorio ambiente

Accesso alle informazioni in materia ambientale, in Italia a che punto siamo?

Nella Convenzione di Aarhus fondamentale la cittadinanza attiva

Scritto da il 06 ottobre 2016 alle 7:28 | 0 commenti

Accesso alle informazioni in materia ambientale, in Italia a che punto siamo?

“Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli”.

Questo principio è cristallizzato nella Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo (1992) che stabilisce così una l’inestricabile relazione tra trasparenza, sensibilizzazione, accesso effettivo ai procedimenti giudiziari e partecipazione ai processi decisionali da parte dei cittadini. Solo così, infatti si potranno garantire protezione ambientale e sviluppo sostenibile.

Attuazione diretta di tale principio si è avuta attraverso la Convenzione di Aarhus sottoscritta nel 1998 sotto egida UNECE (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite), e riconosce il diritto di ogni persona ad accedere alle informazioni, al processo decisionale e alla giustizia con riferimento alle materie ambientali. Tale convenzione – come ricorda il Ministero dell’ambiente è il primo e unico strumento internazionale, legalmente vincolante, che recepisce e pone in pratica tale principio, “dando concretezza ed efficacia al concetto di democrazia ambientale”.

La convenzione di Aarhus trova piena applicazione in Italia al giorno d’oggi? A rispondere a questa domanda sarà il quarto rapporto di aggiornamento sull’attuazione della Convenzione di Aarhus in Italia che verrà pubblicato, nella sua versione definitiva, a dicembre da parte della Divisione Affari Internazionali. Prima di esso, però, un ruolo fondamentale spetta alla cittadinanza attiva. Infatti chiunque sia interessato (dalle associazioni ai privati cittadini) ha 45 giorni per inviare commenti e osservazioni. Sulla base dei contributi inviati, verrà redatto un rapporto che sarà inviato al Segretariato UNECE nel mese di dicembre e pubblicato, in italiano e in inglese, sul sito del Ministero dell’Ambiente.

Perché è così importante che i cittadini possano avere accesso agli atti e che vi sia una informazione ambientale? Secondo la Convenzione più le persone saranno informate in campo ambientale, più potranno avere “un peso nelle scelte che vengono prese ad alto livello, realizzando il proprio diritto a vivere in un ambiente che rispetti il proprio benessere e la propria salute”.

Se la trasparenza degli atti amministrativi negli ultimi anni ha assunto, quantomeno in Europa, un valore fondamentale nella difesa e lo sviluppo dei diritti, essa trova un valore proprio e se stante nel campo della sostenibilità ambientale. In attesa della versione definitiva (e di eventuali rilievi e osservazioni), per ora l’Italia pare, sviluppare e incrementare gli continuo gli strumenti di informazione e di accesso agli atti. Come il documento (provvisorio) ricorda, un grande aiuto l’ha dato la digitalizzazione del Paese che ha reso possibile l’inserimento di molteplici documenti su canali istituzionali (dal sito del Ministero a quelli delle Arpa e dell’Ispra). A ciò si affiancano le iniziative “off line” quali l’inserimento dell’educazione ambientale nei programmi scolastici, varie attività rivolte ai più giovani o appuntamenti ed eventi “per tutte le età” come la SERR o Gli Stati Generali della Green Economy.

Un altro dato, molto caro agli ambientalisti riguarda le forme di accesso ai documenti e alle informazioni detenuti dalle PA. Tra le novità degli ultimi anni si ricordano l’accesso civico previsto dal D.Lgs. 33/2013, “inteso come diritto di chiunque di richiedere la pubblicazione sul sito istituzionale dell’amministrazione di documenti, informazioni e dati per i quali sussistano obblighi di pubblicazione nel caso in cui questa sia stata omessa” e soprattutto il tanto atteso FOIA (Freedom of Information Act) introdotto dal D.Lgs. 97/2016 che prevede “il diritto di chiunque di accedere a dati e documenti detenuti dalle PA, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione obbligatoria, nel rispetto unicamente dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti”.

Proprio l’attenzione verso il FOIA degli ultimi mesi ha infatti posto in evidenza come se tanto si sia fatto in termini di trasparenza, molto ci sia ancora da incrementare.

Per saperne di più e per accedere ai contatti per inviare le osservazioni sul rapporto si può visitare il sito del Ministero dell’Ambiente.


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L'autore

Letizia Palmisano

Giornalista dal 2009, esperta di tematiche ambientali e “green” e social media manager. Collabora con alcune delle principali testate eco e scrive sul suo blog letiziapalmisano.it. È consulente sulla comunicazione 2.0 di aziende ed eventi green e docente di social media marketing. In 3 aggettivi: ecologista, netizen e locavora (quando si può).


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