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Costi e benefici dell'agricoltura biodinamica | Tekneco

Costi e benefici dell’agricoltura biodinamica

Il metodo di coltivazione naturale, ancora poco conosciuto in Italia, è invece molto ricercato all’estero

Scritto da il 26 settembre 2011 alle 9:01 | 6 Commenti

Costi e benefici dell’agricoltura biodinamica

Il metodo biodinamico non usa prodotti chimici di sintesi, ma cura molto la componente vitale del terreno, e l’equilibrio dell’intero ecosistema agrario affinché si creino le condizioni ideali per produrre alimenti di eccellente qualità.

I principi fondamentali

Per seminare, coltivare e raccogliere, seguendo il metodo biologico – dinamico (biodinamico) bisogna rifarsi a quanto teorizzato da Rudolf Steiner nel 1924, iniziatore di un nuovo approccio alla produzione agricola che sostituiva il metodo agricolo – chimico che proprio in quegli anni si stava affermando. A Michele Lorenzetti, biologo ed esperto di biodinamica, abbiamo chiesto di sintetizzare i fondamenti del biodinamico. Lui spiega che è essenziale: «Eseguire le corrette concimazioni, con compost, con l’uso delle leguminose e dei sovesci polifiti e soprattutto bisogna utilizzare in modo appropriato  i preparati biodinamici. Tra questi il corno letame (anche detto 500) che ricostituisce la presenza microbiologica del terreno e quindi ne sostiene la sua componente vitale favorendo il corretto rapporto fisiologico tra terra e radici. Il corno silice (anche detto 501) che attraverso la qualità della luce migliora la struttura solida della pianta e i preparati da cumulo che migliorano la qualità del compost.» Senza addentrarsi troppo nel tecnico, sottolinea che :«Solo l’applicazione pratica e professionale, attraverso preparati di primissima qualità, del metodo biodinamico assicura risultati che una volta raggiunti non fanno più cambiare direzione all’agricoltore».

Le applicazioni concrete

Aldo Paravicini, titolare dell’azienda agricola biodinamica Cascine Orsine, fa un esempio del riso coltivato seguendo il metodo biodinamico per evidenziare le differenze rispetto alla coltivazione industriale. Semplificando riassume le caratteristiche fondamentali e spiega che: «Possiamo coltivare riso massimo per due anni perché con il metodo biodinamico le colture devono ruotare, dunque non possono ripetersi. Con il metodo tradizionale, invece, si può coltivare riso anche per venti anni consecutivi». Prosegue sottolineando che:«Curiamo la fertilità del suolo con tecniche particolari come i sovesci, e produciamo del buon compost nella stalla. Tutto ciò non viene fatto nell’agricoltura convenzionale. Durante la preparazione del terreno vengono, inoltre, spruzzati prepararti biodinamici per stimolarne la fertilità. Così mentre gli altri risicoltori seminano all’inizio di aprile, noi seminiamo un mese dopo e in quel mese facciamo quelle che vengono definite “false semine” per cercare di distruggere le erbe infestanti». Conclude dando rilievo all’importanza delle varietà coltivate perché vengono scelte quelle: «Vecchie, ad esempio Rosa Marchetti che non si trova più in commercio, ma è rinomata tra gli addetti ai lavori per il sapore e per la qualità. Nel complesso queste tecniche colturali elencate prevengono eventuali malattie, perché la pianta diventa più robusta anche se produce meno in quantità».

I costi

Per alimenti genuini, sani, ricchi di sapore e coltivati seguendo il metodo biodinamico, il costo è maggiore sia rispetto ai prodotti industriali che biologici.  Aldo Paravicini spiega che: «Non si può pretendere che facendo una minor produzione, una cura più attenta del terreno, usando varietà che richiedono più attenzione i costi non aumentino». In particolare rispetto alla differenza di prezzo con il biologico afferma che: «Io reputo che un prodotto biologico debba come costare minimo il 20 per cento in più di un prodotto convenzionale. Un prodotto biodinamico con marchio Demeter, che ne certificata la qualità dovrebbe costare un 10 per cento in più del prodotto biologico». Di fatto, afferma Michele Baio responsabile dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica della Lombardia, «Il costo dei prodotti biodinamici nel nostro Paese è simile al costo dei prodotti bio perché non gli viene riconosciuto il plus valore della maggiore qualità, cosa che avviene invece all’estero, Germania in testa».

Diffusione sul mercato italiano ed estero

L’Australia è prima nel mondo per il maggior numero di ettari su cui viene praticata l’agricoltura biodinamica, ma «è diffusa in tutto il mondo – spiega Aldo Paravicini – India, Sud Africa Brasile, Nord America. E’ possibile seguire il metodo biodinamico per la frutticoltura, olivicoltura, viticoltura, con i cereali, non ci sono preclusioni in nessun campo». Secondo i dati 2010 elaborati dalla Coldiretti sull’indagine Demeter riguardanti gli operatori biodinamici, inclusi quelli in fase di conversione, c’è una presenza sul territorio italiano di 288 imprese, per una superficie di circa 10.000 ettari e per un valore delle produzioni stimato in oltre 100 milioni di euro.

Per quanto riguarda le percentuali di diffusione sul territorio nazionale, Michele Baio spiega che: «Nel nord Italia il prodotto biodinamico è richiesto e a spanne si può parlare di una quota pari al 5/10 per cento del mercato del bio.  Più si scende verso sud e meno il prodotto è conosciuto e richiesto a eccezione della zona di Roma e di Firenze, dove la consistente presenza di aziende biodinamiche, negli scorsi anni, ha fatto conoscere e apprezzare i prodotti».

L’approfondimento proseguirà domani


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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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