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Clima: Europa ottimista, ma fossili in crescita

Clima

Clima: Europa ottimista, ma fossili in crescita

L'Unione europea punta a un improbabile accordo vincolante sul clima, ma nel frattempo aumentano sia la disponibilità, sia i consumi di petrolio

Scritto da il 27 novembre 2015 alle 8:00 | 0 commenti

Clima: Europa ottimista, ma fossili in crescita

Arriva la posizione della Commissione Europea sul clima. Bruxelles, infatti, ha illustrato la posizione e gli obiettivi in vista della Cop 21. La Commissione attraverso il presidente Jean-Claude Juncker e il Commissario responsabile per l’Azione per il clima e l’energia Miguel Arias Canete parteciperanno all’appuntamento in prima persona e hanno ribadito che: «è importante raggiungere un accordo mondiale equo, ambizioso e giuridicamente vincolante alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. L’Unione europea si adopererà per raggiungere un accordo globale, duraturo e dinamico che consenta di accelerare la transizione globale verso economie a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. Ciò permetterá non solo di limitare i cambiamenti climatici e rafforzare l’impegno delle società per adattarsi agli impatti di questi mutamenti, ma anche di sostenere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile a lungo termine nell’UE e a livello mondiale“.

L’Unione europea, quindi,  punta a un accordo globale vincolante, e questa è una buona notizia,  al termine della conferenza di Parigi. L’obiettivo è quello di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2 gradi al 2100 che è, secondo la Ue, è ancora a portata di mano. E qui sarebbe interessante che cosa ha in mano l’Unione europea per affermare ciò visto che, a meno di sorprese dell’ultima ora, la maggior parte degli analisti afferma che alla fine della Cop 21 si arriverà alla definizione d’obiettivi non vincolanti e di carattere nazionale, ossia differenti nazione per nazione. Ed è interessante il fatto che dalla Ue arrivano parole positive circa la questione dei piani presentato da 170 paesi, responsabili di oltre il 95%, in tema di riduzione delle emissioni climalteranti.

«Si tratta di una vera svolta, ma anche della prova evidente del sentimento di urgenza e della volontà politica comune di fare di Parigi l’inizio di una nuova pagina nell’azione a favore del clima- dice Canete- ma non c’è spazio per l’autocompiacimento perché la credibilità dell’accordo dipenderà dagli elementi chiave seguenti: un obiettivo di lungo termine, analisi periodiche per rafforzare l’ambizione nel corso del tempo e norme rigorose in materia di trasparenza e responsabilità». Si tratta di un ottimismo che, se analizziamo il contesto, potrebbe apparire un poco azzardato, visto che la Cina ha annunciato qualche tempo che il contenimento delle emissioni avverrà dal 2030, la Iea qualche anno fa addietro ha annunciato che entro il 2017 avremo esaurito lo stock di CO2 disponibile al 2030 per contenere l’aumento della temperatura di 2°C entro il 2100 e nel frattempo oggi aumentano i consumi di fonti fossili. La 14ma edizione della World Oil and Gas Review, la rassegna statistica mondiale su riserve, produzione e consumi di petrolio e gas, infatti, registra che nel 2014 la produzione mondiale di petrolio è stata caratterizzata dal piú significativo incremento degli ultimi dieci anni (+2,2%), in particolar modo nei paesi non Opec. Gli Stati Uniti hanno sorpassato l’Arabia Saudita e la Russia diventando il primo produttore di petrolio al mondo, con una crescita record (+15,4%) dovuta al petrolio non convenzionale. E gli Stati Uniti hanno firmato pochi mesi fa un accordo definito “storico” con Cina per la riduzione delle emissioni climalteranti. E nel frattempo lo scorso anno la crescita della domanda globale di petrolio è stata del più 0,7%.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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