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Cambiamenti climatici: fasce deboli a rischio

Da uno studio del Cnr arriva l'allarme per le fasce più deboli della popolazione. I ricercatori hanno sviluppato anche una mappa dettagliata del rischio

Scritto da il 02 settembre 2015 alle 21:53 | 0 commenti

Cambiamenti climatici: fasce deboli a rischio

Arriva in Italia lo studio degli effetti sociali del clima. La conferma arriva dai ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Cnr che stanno sviluppando mappe ad alta risoluzione nelle quali si mostra il rischio da caldo che è concentrato nelle zone centrali e nelle cittá costiere e che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Plos One. Sono numerose le ricerche che dimostrano l’associazione tra le elevate temperature e la salute della popolazione, specialmente nei soggetti a rischio, come gli anziani che vivono nell’ambiente urbano e in conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane.

Uno studio statunitense stima un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri dei soggetti oltre i 65 anni negli otto giorni successivi alle condizioni di caldo estremo, mentre il rischio di mortalitá aumenta dall’1 al 3% per un aumento di 1 grado della temperatura oltre una specifica soglia. Nell’ambiente urbano l’effetto negativo è amplificato dalla cosiddetta isola di calore poiché la cementificazione e le superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di caldo durante il periodo diurno, che viene rilasciato per irraggiamento durante la notte. E le differenze tra le zone centrali e quelle rurali possono superare i 5 gradi e addirittura di 10 nelle metropoli.

«In conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane- afferma Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr - Superfici di colore scuro come le strade asfaltate possono raggiungere temperature di oltre 10 gradi rispetto alle zone circostanti. Si consideri che attualmente circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sará rappresentata da anziani di etá superiore a 65 anni. Nonostante queste premesse, mancano informazioni relative alla distribuzione spaziale del rischio da caldo nelle aree urbane».

I ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) svolgono da anni ricerche in quest’ambito e hanno sviluppato mappe ad alta risoluzione delle piú popolose cittá italiane, relative alla distribuzione spaziale del rischio diurno e notturno da caldo urbano per la popolazione anziana.

E la conoscenza precisa delle zone urbane a maggior rischio è utile per pianificare e ottimizzare gli interventi delle autoritá durante fenomeni di caldo estremo e contrastarne gli effetti. «Per esempio un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza ai soggetti deboli – continua Morabito – sarebbero d’aiuto anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, mediante reintroduzione della vegetazione, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti”. I ricercatori dell’Ibimet-Cnr stanno effettuando altre indagini a livello stagionale che confermano la relazione lineare tra consumo di suolo e aumento della temperatura di superficie diurna e notturna: “Ad esempio, a Milano, per ogni20 ettari di suolo consumato è stato osservato un aumento diurno medio annuo di circa 0.6 gradi».

La serie di 13 anni compresi tra il 2001 e il 2013 di dati satellitari della Nasa sulla temperatura superficiale del suolo e i dati Eurostat sulla densitá della popolazione totale e anziana relativa al 2001 sono stati processati, dai ricercatori dell’Ibimet-Cnr, attraverso la metodologia di valutazione del rischio validata con il progetto internazionale Asscue (Adaptation strategies for climate change in the urban environment). E le mappe sviluppate mostrano una marcata eterogeneitá. «Abbiamo riscontrato i livelli piú elevati di rischio da caldo generalmente concentrati nelle zone centrali delle cittá e nelle cittá costiere, dove il rischio alto e molto alto è in media piú elevato rispetto a quelle dell’entroterra. Il piú elevato livello di rischio da caldo si raggiunge nel 15-16% circa della superficie totale a Napoli, seguita da Padova (8-9%) e Palermo (8%). Bologna e Genova hanno invece mostrato valori minori, sia di giorno sia di notte», prosegue Morabito.

Ma esiste anche il fattore sociale visto che il rischio da caldo maggiore è associato, oltre che alle piú alte temperature superficiali del suolo anche alla distribuzione della popolazione, soprattutto la piú vulnerabile. “In particolare sono stati osservati valori di densitá di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo molto alto a Genova e Napoli tra le cittá costiere, Milano e Torino nell’entroterra”, conclude Marco Morabito. Chissà se questo studio sarà alla base della strategia d’adattamento ai cambiamenti climatici che sarà necessario adottare dai prossimi anni anche in Italia.

 


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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